Considerato a tutti gli effetti il primo pigmento artificiale nella storia dell'uomo, il blu egiziano possiede alcune caratteristiche che potrebbero rivoluzionare non solo l'archeologia e lo studio dell'arte e delle civiltà antiche, ma anche la medicina, le telecomunicazioni e persino la sicurezza informatica. Lo ha scoperto quasi per caso un gruppo di ricercatori guidati dal fisico italiano
Giovanni Verri, che analizzando le opere conservate presso il
British Museum ha notato in questo pigmento una curiosa proprietà ottica: se illuminato da una sorgente di luce rossa, il blu egiziano emette radiazione infrarossa.
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Scena di caccia e pesca appartenente alla decorazione parietale della tomba di Nebamon conservata presso il British Museum di Londra |
Un
articolo in lingua inglese pubblicato dal Journal of Art in Society racconta la storia di questo colore dalla sua scoperta in Egitto ai suoi possibili impieghi
high-tech nella società contemporanea.
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