Questa rubrica settimanale propone il confronto tra due opere dell'arte figurativa - pittoriche, scultoree o architettoniche - che siano rappresentative di due distinti periodi della scienza e della tecnica dell'uomo: l'età dei pigmenti naturali, che spazia dal neolitico fino alla società preindustriale, e l'età dei
pigmenti artificiali, che dal XIX secolo arriva fino ai giorni nostri.
Le opere proposte non sono accostate in modo del tutto casuale. Ciascuna coppia di immagini è infatti presentata come la manifestazione duale di una medesima tonalità cromatica o di un medesimo soggetto, nonostante esse appartengano a ambiti artistici, storici e culturali anche molto lontani tra loro.
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Giorgio Vasari, Battaglia di Marciano in Val di Chiana, 1570 circa, affresco, 1300 x 760 cm, Sala dei cinquecento, Palazzo Vecchio, Firenze.
L'affresco viene commissionato da Cosimo I de' Medici per celebrare la vittoria delle truppe fiorentine contro l'esercito senese nella battaglia di Scannagallo (anche nota come battaglia di Marciano), che consegnerà la Toscana all'egemonia medicea. Gli studiosi sono convinti che sotto l'opera del Vasari possa nascondersi un'altra celebre rappresentazione bellica: la Battaglia di Anghiari, dipinta da Leonardo da Vinci una settantina di anni prima.
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Umberto Boccioni, Carica di lanceri, 1915, tempera e collage su carta, 32 x 50 cm, collezione Riccardo e Magda Jucker, Milano.
Fervente interventista e amante dell'equitazione, Umberto Boccioni rappresenta l'evolversi di un'azione di guerra secondo i paradigmi dell'arte futurista: una carica di cavalleria che travolge (e verosimilmente annienta) un manipolo di soldati armati di fucile appartenenti alla fanteria nemica. In alto a destra è incollato un articolo di giornale che riporta le novità sul fronte francese, impegnato nei combattimenti contro l'esercito austro-tedesco. L'opera è una vera e propria chiamata alle armi, in cui la guerra viene celebrata come esercizio di ardimento e virtù patriottiche: non c'è traccia di paura, dolore o altro tipo di sofferenza umana, solo l'esaltazione della forza e del coraggio.
Ironia della sorte, l'artista morirà solo pochi mesi dopo la realizzazione dell'opera a causa di una caduta da cavallo.
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